Steam Reality - Sfida al femminile. La magia di un evento
Il 30 Novembre 2019 si è conclusa la sfida al femminile organizzata dall’istituto di Istruzione Superiore “Luigi Einaudi” di Roma. L’evento, promosso dal MIUR nell’ambito delle azioni #15 #19 #20 #21 del PNSD, si è svolto nel Palazzo Orsini Taverna, attualmente sede dell’Università dell’Arkansas. La mia scuola, l’I.S. “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca, ha avuto il piacere di partecipare ed io personalmente, come docente, ho accompagnato quattro studentesse dei licei classico e scientifico.
In questa nota a margine dell’evento vorrei soffermarmi sul valore educativo e motivante che queste sfide hanno il potere di attivare. Le quattro studentesse, partite cariche dell’ansia della novità e motivate a dare il meglio di sé, alla fine della sfida sono ripartite con un bagaglio carico di emozioni, della gioia di esserci state, al di là dei risultati (sebbene una di loro sia risultata nel team vincitore), arricchite dal confronto con coetanee di altre città ed altri paesi, oltre che delle amicizie che, in soli quattro giorni, hanno creato, e soddisfatte dell’impegno profuso senza minimamente far cenno alla stanchezza accumulata. Le ho viste modificarsi, crescere, responsabilizzarsi: tutto questo in una manciata di giorni.
Il luogo, “Palazzo Orsini Taverna” (con le sue sale affrescate, le strumentazioni), i relatori e le donne di livello che hanno testimoniato le proprie sfide al femminile, la possibilità di muoversi in un contesto quale quello di Piazza Navona” per intervistare i passanti nella fase di mapping, hanno fatto da cornice perfetta che ha stimolato la creatività, la coesione ed il senso di appartenenza legato al compito assegnato.
Il grande sociologo tedesco Simmel definiva lo spazio come il luogo all’interno del quale si creano le interazioni umane, ma anche come luogo che influenza le relazioni tra gli individui: da questo consegue che le stesse relazioni sociali che si instaurano in uno spazio specifico hanno la caratteristica di essere uniche ed irripetibili altrove. Per Goffman i luoghi sono il palcoscenico sul quale avviene l’interazione umana, ma questo palcoscenico, come la psicologia ha ampiamente dimostrato, ha un impatto notevole sulla psiche di chi lo abita. La bellezza dei luoghi stimola creatività, esalta le abilità, ha effetto sul pensiero divergente e sull’intelligenza emotiva e sociale: questo è quello che è accaduto in questi quattro giorni.
Viviamo tutti in una società complessa, per usare una definizione di Morin, dove la scuola deve educare i giovani a strutturare la propria mente per affrontare le sfide del futuro, in modo tale da essere ben fatta e pronta per accogliere l’imprevisto e non ben piena e priva di interconnessioni. I nostri ragazzi vivono in una realtà che li vede connessi continuamente ma, spesso, senza punti di riferimento da parte degli adulti: in questi quattro giorni, invece, hanno avuto l’opportunità di sentirsi rispettati a partire dagli ambienti in cui hanno lavorato, di sentirsi ascoltati da adulti significativi (la giuria era composta da Hadi Milan astronauta, Sara Del Vecchio giornalista MIUR, Luisa Arezzo, Francesco Bedeschi direttore dell’Arkansas University, Antonio Libonati presidente UNESCO Giovani). Questi giovani hanno, così, potuto ritrovare il valore che meritano e che, spesso, l’adulto non gli attribuisce, considerando la loro età come una fase di transizione verso il mondo adulto e concedendo loro quella moratoria sociale che gli permette, sì, di sperimentarsi, ma che, troppo spesso, li lascia soli senza quegli argini entro i quali a volte è necessario muoversi per crescere.